Sebbene al giorno d'oggi sia tanto diffusa l'opinione secondo la quale siamo nel mondo della comunicazione, mi sembra che si stia perdendo in qualità a fronte di un modesto guadagno in quantità. Non siamo più in grado di comunicare bene, nonostante si sprechino le offerte di corsi e strategie per comunicare "bene" e con efficacia il proprio messaggio.
Uno dei principali problemi in questo campo è il conflitto che si è venuto a creare tra la comunicazione odierna e la conversazione, il dialogo. Mentrela prima ha l'obiettivo di farti arrivare assolutamente il suo messaggio, bombardandoti con mirabolanti effetti visivi, stordendoti in ogni modo possibile, urlando se necessario e usando ogni trucco spiegato dalle moderne scienze cognitive, viceversa la conversazione prevede l'accettazione dell'altro, l'ascolto, la logica dell'alternanza.
Parliamo a turno e altri consigli
Già Cicerone, nel De Officiis, ci metteva in guardia contro i soliloqui sottolineando come, così come in ogni altra cosa, anche nella conversazione familiare, amichevole, è giusto l'avvicendarsi degli interlocutori (Libro I, cap. 37, par. 134). D'altronde lo sappiamo bene, a tutti noi fa piacere esprimere le nostre opinioni, avere l'occasione di dimostrare quanto siamo brillanti, intelligenti e sagaci. Aspettiamoci dunque che anche gli altri nostri compagni di conversazione abbiano lo stesso piacere e teniamone conto.
Ma il contributo di Cicerone all'arte della buona conversazione non termina qui. Ecco quindi un breve riassunto di ciò che consiglia l'oratore, espresso per punti:
- una persona ben educata deve evitare di essere prolissa, lasci parlare tutti i partecipanti;
- chi partecipa ad una conversazione deve adeguare il suo contegno al soggetto della conversazione stessa, senza trattare con leggerezza argomenti seri o con serietà argomenti leggeri;
- mai parlar male degli altri in una conversazione, in special modo se assenti: in primo luogo è meglio parlare sempre in positivo, in secondo luogo sarebbe una scorrettezza nei confronti della persona oggetto della conversazione;
- le conversazioni dovrebbero vertere su argomenti privati, sulla politica o sulle arti, e quando il discorrere prende una piega diversa bisognerebbe cercare di riportarlo su questi temi;
- evitare di parlare di cose che non interessano gli altri: annoiare il prossimo è sempre scortese;
- imparare a concludere una conversazione con tatto: nulla è più spiacevole di una brusca interruzione;
- sopra ogni cosa: mai perdere la calma o parlare con irritazione.
Nulla di terribilmente facile ed immediato, ma come si sa la buona conversazione è un'arte e non vi è arte che non richieda un certo esercizio per essere praticata decentemente. In ogni caso, se volessimo essere ultrasintetici, potremmo riassumere il tutto con un sol motto: rispettare gli altri. E il rispetto è l'anima stessa del dialogo costruttivo. Attenzione, quanto sopra non vuol dire che si debba essere necessariamente d'accordo con chiunque e qualunque cosa dica. Bisogna semplicemente esprorre le proprie idee tenedo conto delle possibili reazioni che queste possono suscitare nell'interlocutore ("rischio di offenderlo?", "lo annoierò?"). Facciamo caso quindi alle reazioni di chi ci ascolta, notiamo le sfumature dell'umore rese evidenti dal linguaggio del corpo; per quanto bene si possano celare le proprie emozioni, lo si faccia per educazione o per riserbo, qualcosina trapela sempre. Cerchiamo i dettagli, negli altri e in noi stessi.
In fin dei conti l'attenzione al dettaglio è la quintessenza dello stile. Anche dello stile classico, direbbe Cicerone!
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