Il Classico Non Muore Mai: Cicerone
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sabato 25 gennaio 2014

Classici... da conversazione

Sebbene al giorno d'oggi sia tanto diffusa l'opinione secondo la quale siamo nel mondo della comunicazione, mi sembra che si stia perdendo in qualità a fronte di un modesto guadagno in quantità. Non siamo più in grado di comunicare bene, nonostante si sprechino le offerte di corsi e strategie per comunicare "bene" e con efficacia il proprio messaggio.
Uno dei principali problemi in questo campo è il conflitto che si è venuto a creare tra la comunicazione odierna e la conversazione, il dialogo. Mentrela prima ha l'obiettivo di farti arrivare assolutamente il suo messaggio, bombardandoti con mirabolanti effetti visivi, stordendoti in ogni modo possibile, urlando se necessario e usando ogni trucco spiegato dalle moderne scienze cognitive, viceversa la conversazione prevede l'accettazione dell'altro, l'ascolto, la logica dell'alternanza.

Parliamo a turno e altri consigli



Già Cicerone, nel De Officiis, ci metteva in guardia contro i soliloqui sottolineando come, così come in ogni altra cosa, anche nella conversazione familiare, amichevole, è giusto l'avvicendarsi degli interlocutori (Libro I, cap. 37, par. 134). D'altronde lo sappiamo bene, a tutti noi fa piacere esprimere le nostre opinioni, avere l'occasione di dimostrare quanto siamo brillanti, intelligenti e sagaci. Aspettiamoci dunque che anche gli altri nostri compagni di conversazione abbiano lo stesso piacere e teniamone conto.
Ma il contributo di Cicerone all'arte della buona conversazione non termina qui. Ecco quindi un breve riassunto di ciò che consiglia l'oratore, espresso per punti:

  • una persona ben educata deve evitare di essere prolissa, lasci parlare tutti i partecipanti;
  • chi partecipa ad una conversazione deve adeguare il suo contegno al soggetto della conversazione stessa, senza trattare con leggerezza argomenti seri o con serietà argomenti leggeri;
  • mai parlar male degli altri in una conversazione, in special modo se assenti: in primo luogo è meglio parlare sempre in positivo, in secondo luogo sarebbe una scorrettezza nei confronti della persona oggetto della conversazione;
  • le conversazioni dovrebbero vertere su argomenti privati, sulla politica o sulle arti, e quando il discorrere prende una piega diversa bisognerebbe cercare di riportarlo su questi temi;
  • evitare di parlare di cose che non interessano gli altri: annoiare il prossimo è sempre scortese;
  • imparare a concludere una conversazione con tatto: nulla è più spiacevole di una brusca interruzione;
  • sopra ogni cosa: mai perdere la calma o parlare con irritazione.


 Nulla di terribilmente facile ed immediato, ma come si sa la buona conversazione è un'arte e non vi è arte che non richieda un certo esercizio per essere praticata decentemente. In ogni caso, se volessimo essere ultrasintetici, potremmo riassumere il tutto con un sol motto: rispettare gli altri. E il rispetto è l'anima stessa del dialogo costruttivo. Attenzione, quanto sopra non vuol dire che si debba essere necessariamente d'accordo con chiunque e qualunque cosa dica. Bisogna semplicemente esprorre le proprie idee tenedo conto delle possibili reazioni che queste possono suscitare nell'interlocutore ("rischio di offenderlo?", "lo annoierò?"). Facciamo caso quindi alle reazioni di chi ci ascolta, notiamo le sfumature dell'umore rese evidenti dal linguaggio del corpo; per quanto bene si possano celare le proprie emozioni, lo si faccia per educazione o per riserbo, qualcosina trapela sempre. Cerchiamo i dettagli, negli altri e in noi stessi.

In fin dei conti l'attenzione al dettaglio è la quintessenza dello stile. Anche dello stile classico, direbbe Cicerone!

giovedì 29 novembre 2012

Gli strani usi del classico: il misterioso LOREM IPSUM

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua...Quante volte abbiamo visto questa classica stringa di parole misteriose sugli schermi dei nostri computer, mentre impaginavamo un opuscolo con Publisher, scorrendo le schermate di un sito in costruzione, o semplicemente aprendo la guida di Word. Ma vi siete mai chiesti cosa significhi?

Il Lorem Ipsum: un testo classico della storia della tipografia
Nuova vita per un testo classico latino

Alcuni anni fa un lettore di una rivista specializzata in impaginazione e composizione di testi fece la stessa domanda, e la risposta fu più o meno la seguente: "Non è latino, sebbene ci somigli, e non vuol dire nulla" (Before & After, vol. 4 num. 1). A dire il vero la risposta non è del tutto esatta: in effetti si tratta di latino, ma non di un testo di senso compiuto bensì di un insieme pseudocasuale di parole scelte da un testo classico, il De finibus bonorum et malorum di Cicerone, scritto nell'anno 45 avanti Cristo (trovate il testo dell'intero paragrafo qui). Se ne accorse per caso un professore di latino della Virginia, Richard McClintock, nel corso di una ricerca sulla frequenza di utilizzo di alcune parole nella letteratura latina.

Come ha fatto a finire nei programmi di impaginazione? In realtà il testo risalirebbe a molto prima che i computer nascessero, e sarebbe opera di uno stampatore del Cinquecento che, volendo illustrare diversi titpi di carattere, scelse di farlo riproducendo varie volte lo stesso testo di fantasia. Per far ciò, ma volendo che però il testo sembrasse reale e non una sfilza di caratteri a caso, optò per la selezione di parole a saltare da un testo esistente, probabilmente uno che aveva sotto mano al momento (le opere di Cicerone furono stampate in grande quantità fin dagli albori della tipografia). L'uso di questo testo come segnaposto crebbe con la diffusione della stampa, e divenne tradiizone usarlo per le bozze di impaginazione, una tradione ripresa dai moderni programmi informatici fin dagli anni '60 del secolo da poco passato. La sua rinnovata fortuna nel mondo anglosassone deriva dal fatto che, come spiegava l'editore di Before & After, "il testo riprende approssimativamente la frequenza con la quale le lettere ricorrono nella lingua inglese, il che spiega perchè al primo sguardo sembra così reale".

Da Cicerone al Mac: il lungo percorso del lorem ispum

A dire il vero, da una ricerca sommaria su internet, non vi è modo di rintracciare alcun dettaglio che aiuti a ricostruire la figura dell'anonimo stampatore cinquecentesco che avrebbe inventato il lorem ipsum. Anche se fosse stato inventato solo negli anni '60 il testo è certamente un testo classico dal punto di vista dell'origine, ma lo è ancor di più perchè in campo tipografico è ormai diventato per tradizione il segnaposto classico in fase di impaginazione e in mancanza di un testo reale. Ancora un esempio quindi del classico che vive, si trasforma, e rivive di vita nuova per segnare ancora una volta il nostro mondo, dimostrando in modo talvolta bizzarro che davvero il classico non muore mai.